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"Tommy la stella dei Giants" (5) di Kajiwara Ikki e Kawasaki Noboru

La carriera di Tommy, in teoria, termina dopo il grave infortunio del protagonista. Tuttavia venne creata una nuova serie soprannominata "Shin" che mantenne qualche spunto originale ma che col manga aveva poco a che fare. 

C'era davvero il bisogno di allungare la storia a distanza di ben sette anni dall'uscita della prima, tra l'altro in un periodo (fine anni '70) in cui il genere "supokon" aveva irrimediabilmente imboccato la sua fase di declino? Il mangaka Kawasaki pare non fosse molto d'accordo. Per lui l'avventura sportiva di Tommy si era conclusa con la prima serie. Tuttavia venne convinto da un entusiasta Kajiwara a riprendere in mano la matita.



Trama

La storia ricomincia così: sono trascorsi cinque anni da quando Tommy è sparito dalla circolazione. Nel frattempo, i Giants sono finiti in fondo alla classifica, Charlie Red è stato assunto a tempo pieno nella ditta del padre, mentre Alexander Mitchell, perso l'interesse per il baseball a seguito della sparizione dell'amico-rivale, si è ritirato e si è sposato con Giusy, la sorella di Tommy. 

Infortunatosi seriamente al polso sinistro, Tommy decide di ricominciare da zero e inizia a rieducare ai super lanci il braccio destro, lui che in teoria sarebbe un destro naturale. Ormai è un uomo adulto e muscoloso, e ha perso l'aspetto del ragazzino che aveva nella prima serie. Inoltre sfoggia una chioma fluente che gli dà un'aria da ribelle. 

Inoltre, grazie all'allenamento mirato del gigantesco Bill Thunder, un professionista americano che ha deciso di aiutarlo, Tommy riesce a temprare giorno dopo giorno il suo braccio destro. Come se non bastasse, mette a punto un nuovo tipo di scivolata ("Screw Spin Sliding", nel cartone italiano "Scivolata a vite") che gli ridà la speranza di poter tornare a giocare e ricoprire altri ruoli oltre a quello del lanciatore.



La prima rimostranza del pubblico di affezionati si registrò a questo punto. Passi per i lanci mirabolanti e le traiettorie magiche, ma come faceva Tommy a impugnare saldamente la mazza nonostante avesse un braccio fuori uso? Nel manga si racconta che aveva subito un infortunio che gli avrebbe impedito di impugnare qualunque oggetto per il resto dei suoi giorni. Infatti, il manga si conclude con quell'episodio. Mentre nella nuova serie si giustificò quell'incidente come un semplice infortunio alla braccio e le critiche piovvero da ogni parte. 

Il proseguo della storia vede il rapporto tra Tommy e suo padre Arthur sempre più insanabile, ma nonostante ciò il ragazzo riesce a condurre i Giants alla vittoria nella Lega. Il giorno della finale Arthur muore, liberando per sempre il figlio dalla sua ossessione (invece nel manga il padre non muore...), mentre la sorella Giusy, che si era sposata col rivale Alexander Mitchell, partorisce un bambino. Tommy decide di partire per gli Stati Uniti per cambiare vita e magari intraprendere un'altra avventura sportiva. Così finice questa discussa seconda serie. Di una terza, obiettivamente, non se ne sentiva il bisogno, eppure fecero pure quella...


Parodie

Al tempo, nessun'altra serie poteva vantare più parodie di "Kyojin no hoshi". La visione drammatica della società, le personalità marcate di ciascun personaggio, senza dimenticare le mirabolanti evoluzioni sportive, erano elementi troppo allettanti per non correre il rischio di essere parodiati altrove. 

In particolare venne ripresa la frase che Tommy recita spesso con le lacrime agli occhi, e cioè "Ore wa ima moretsu ni kandō shiteiru!" ("In questo momento sto bruciando dalla commozione!"), magari pronunciata mentre sullo sfondo si staglia il sole rosso simbolo del Sol Levante.




Molto ironica anche l'immagine che vide il padre Arthur nella sua  posa più classica, cioè mentre indica in cielo la stella dei Giants. Una parodia gli fece indossare la divisa degli Hanshin Tigers, un'autentica bestemmia, un po' come se Totti indossasse la maglia della Lazio.



A volte tornano, come si suol dire. Dopotutto, in Giappone di persone che di cognome fanno "Hoshi" ne esistono, anche se per la regola delle probabilità, non dev'essere facile trovare un signor Hoshi che riesca a diventare un affermato giocatore professionista di baseball. L'episodio curioso risale a una ventina di anni fa. 

Nel 2004 durante il draft dei professionisti, al loro sesto giro i Giants scelsero, indovinate un po', un giovane giocatore di nome Hoshi Takanori, proveniente dal liceo Tōhoku Gakuindai. Takanori divenne il primo "Hoshi" in carne e ossa a vestire ufficialmente la casacca dei Giganti. 

Tra l'altro, ricordo che ogni volta che Takanori si presentava al box di battuta, l'addetto ai jingle personalizzati del Tōkyō Dome, evidentemente un buontempone, sparava a tutto volume le note di "Yuke yuke Hyūma" (Vai, vai Hyūma!), la canzoncina del cartone animato di "Tommy la stella dei Giants". E per fortuna che Hoshi Takanori non era un lanciatore!



Sportivamente parlando, la storia di "Tommy la stella dei Giants" viaggia su due binari separati: da una parte l'ambientazione del mondo del baseball giapponese, con gli interpreti reali che interagiscono coi personaggi fittizi del manga. Dall'altra le iperbole atletiche ai limiti dell'assurdo che divertono il lettore. "Kyojin no hoshi" potrebbe davvero essere considerato alla stregua di un testo storico per comprendere l'evoluzione della società giapponese reduce dai drammi della Seconda Guerra Mondiale. 

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