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"Tommy la stella dei Giants" (3) di Kajiwara Ikki e Kawasaki Noboru

Nomi e nomignoli

Pare che il nome del protagonista Tommy avrebbe dovuto prendere spunto dagli ideogrammi di 明星, "myōjō", cioè "Stella del mattino" (Venere), in modo da richiamare l'idea di stella dei Giants. Il primo ideogramma si legge "mei", "myō" oppure "akarui", cioè "chiaro", "luminoso", "illuminato". Il secondo è quello di "hoshi", cioè "stella". Invertendo gli ideogrammi che compongono la parola "myōjō" e separandoli si sarebbe potuto ottenere "Akira Hoshi", quindi un nome già bello e pronto. 

Invece a Kajiwara non bastava. Oltre al concetto di "stellare", lo sceneggiatore volle inserire anche un elemento che richiamasse l'immagine di personaggi storici come Miyamoto Musashi o Sakamoto Ryōma, cioè modelli umani a cui ispirarsi. Tommy doveva diventare un supereroe non necessariamente vincente sul campo ma comunque vincitore morale della storia. 

A Kajiwara venne in aiuto il termine inglese "human", che storpiato ad arte in giapponese si trasformò nel nome "Hyūma". Dunque, Hoshi Hyūma. Che ne fu dell'idea di "luce" o "luminoso", che ben si adattava a una stella? Venne riciclata per dare il nome a Giusy, la sorella maggiore di Tommy, che venne chiamata "Akiko", che significa appunto "l'illuminata" o "la radiosa". Potenza degli ideogrammi!



Nel manga, Hanagata Michiru (Alexander Mitchell), descritto come il rampollo di una prestigiosa casata automobilistica, ha vissuto l'infanzia in Inghilterra, dove pare fosse stato persino ricevuto dalla Regina Elisabetta! Una volta tornato in Giappone, col suo tipico atteggiamento nichilista, Alexander decide di affiliarsi a una banda di teppisti, i Black Shadows, ribellandosi alla sua condizione di figlio di papà privilegiato.

L'incontro con Tommy, che Alexander dimostra subito di detestare a causa dello spirito di abnegazione del lanciatore, gli fa scattare la molla che lo rimette nella giusta carreggiata. D'ora in poi il suo obiettivo diverrà sconfiggere quel ragazzino cocciuto che non molla mai. Va da sé che Alexander dovrà per forza giocare con gli Hanshin Tigers, da sempre considerati nemici storici dei Giants di Tōkyō.



Ed eccoci a uno degli episodi del manga che mi ha colpito in modo particolare e che riassume tutta la filosofia di Kajiwara nell'esasperare le gesta sportive dei suoi personaggi.

Tommy è poco più che ragazzino e si trova ad affrontare il rivale di sempre, Alexander, il quale ha in serbo per lui una terribile battuta chiamata "Knock Out", con la quale rispedisce la pallina addosso al lanciatore, ferendolo in modo serio.

Arthur Young, il padre di Tommy, uno che la sa lunga in fatto di baseball, ha un'intuizione per migliorare l'addestramento del figlio. Imbeve alcune palline con del cherosene, le accende e le batte addosso al povero Tommy. Il poveretto non può certo bloccarle col guantone, ma non può nemmeno permettersi il lusso di scansarle. Un allenamento che servirà a Tommy per trovare un sistema che gli permetta di compiere l'assistenza in prima base senza afferrare la pallina infuocata.



Arriva il giorno dell'incontro e Tommy sale sul monte di lancio. Alexander non ci pensa due volte e ribatte violentemente la pallina mirando alla gola del rivale. Memore dell'allenamento speciale, Tommy fa una mezza capriola all'indietro e respinge la pallina con la pianta delle scarpette chiodate, indirizzandola in prima base. Alexander rimane di sasso. Non accenna nemmeno a correre e viene facilmente eliminato dal giocatore in prima base che nel frattempo ha raccolto l'innocua pallina rotolante. La sfida è conclusa. Tommy esulta mentre il rivale brucia dalla rabbia e gli dichiara ufficialmente guerra.

Disciplina, abnegazione e spirito di sacrificio sono gli insegnamenti tanto cari a questa cultura che fanno capolino dalle pagine del manga, anche se va detto che non sono spesso così edificanti. 

Un altro esempio. il padre Arthur obbliga Tommy a correre una decina di chilometri al giorno lungo un percorso prestabilito. Un bel giorno il ragazzo trova la strada sbarrata dai lavori in corso e decide di prendere una scorciatoia per completare il percorso. Scelta più che ragionevole, ma che mai avrebbe dovuto fare!



Infatti, lungo la strada del ritorno,incrocia il padre con gli occhi che sprizzano fiamme che gli assesta un sonoro ceffone. "Perché hai scelto una scorciatoia?! Le scorciatoie non portano a nessuna maturazione perché ti fanno scansare gli ostacoli senza sforzarti! Affrontare gli ostacoli ti permetterà di crescere e maturare! Guai a te se nella vita sceglierai di nuovo una scorciatoia!

Mi raccontavano che nel Giappone di quegli anni si era soliti spronare i ragazzini dicendo loro che un genio era formato da un 1% di talento, mentre il restante 99% era un condensato di impegno, fatica, abnegazione e sforzo.

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