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Visualizzazione dei post da gennaio, 2024

"Rookies" (2) di Morita Masanori

L'atmosfera che traspare dalle pagine di "Rookies" risulta incredibilmente realistica, c'è quasi l'impressione di trovarsi di fronte a personaggi in carne ed ossa. Non c'è traccia di approssimazione grafica: persino i tratti distintivi dei personaggi secondari sono resi con grande precisione.  Morita dimostra il suo talento soprattutto nel riprodurre la mimica facciale dei protagonisti, caratterizzandoli con smorfie esilaranti. Le uniformi sportive e le divise scolastiche sono tratteggiate con precisione millimetrica, le attrezzature sono vivide e lo stesso si può dire degli sfondi, degli interni della scuola, delle diverse aree del campo da gioco e le tribune degli stadi. Il disegno dinamico unito a un realismo tecnico quasi ossessivo costituiscono gli elementi ideali per narrare una partita di baseball. Alcuni lettori a digiuno di baseball potrebbero trovare noiosa la descrizione dettagliata dei lunghi incontri che riempiono le pagine della seconda parte del

"Pat, la ragazza del baseball" (1) di Mizushima Shinji

Il manga e l'anime di " Pat, la ragazza del baseball " si presentano come una sorta di antologia che raccoglie eventi narrati con una qualità indiscutibilmente sopra la media. La sceneggiatura originale, le animazioni ben caratterizzate e una valida colonna sonora hanno aiutato questo cartone a mantenere il suo successo nel tempo.  Piccola premessa: trattandosi di una storia imperniata sul baseball professionistico, il Kōshien si vede solo a sprazzi e compare di sfuggita nel corso delle vicende che narrano il background dei vari personaggi. In origine conosciuto come " Yakyūkyō no Uta " (traducibile con "Il poema di un patito del baseball"), "Pat, la ragazza del baseball" vide la luce sulla rivista Shūkan Shōnen Magazine e venne pubblicato nell'arco di quattro anni, dal 1972 al 1976. Successivamente, nel 1977, l'opera venne trasposta in un cartone animato di 25 episodi, ognuno della durata di circa 45 minuti, prodotto dalla Nippon Ani

"Sasuke, il piccolo ninja" di Shirato Sanpei

Cos'è che piacque fin dal primo momento di " Sasuke, il piccolo ninja "? Forse il tratto fanciullesco del maestro Shirato Sanpei, che profuma così tanto di anni '60 (il manga risale al 1961, mentre l'anime al 1969)? Oppure i colori cupi e sfumati, quasi mai vivaci, che accompagnano la drammaticità delle vicende? Oppure la storia stessa, che si snoda alternando pochi avvenimenti lieti a molte scene truci e sanguinolente, realistiche all'inverosimile, spesso prive di un briciolo di pietà? O ancora, la mania del maestro Shirato di giustificare con spiegazioni scientifiche i vari trucchi ninja che si susseguono di episodio in episodio? La coincidenza volle che "Sasuke, il piccolo ninja" debuttasse quasi in contemporanea con " Kamui den " (in Italia, "L'invincibile Ninja Kamui"), altro capolavoro di Shirato. Era il biennio 1981-82. All'epoca fu immediato il paragone tra i due cartoni. Due storie che avevano molto in comune: cru

"Dokaben" Mister Baseball (2) di Mizushima Shinji

L'anime "Dokaben" giunse in Italia nel 1983 col nome di "Mr. Baseball", ma delle 163 puntate che compongono la serie ne vennero doppiate solamente 25. Io me lo ricordo in onda nel tardo pomeriggio su Telepadova, televisione legata al circuito Euro TV.  La serie italiana copre soltanto il periodo che Yamada Tarō trascorre alla scuola media Takaoka. La Italian Tv Broadcasting, che nei primi anni '80 distribuì "Dokaben" alle reti private, evidentemente decise che, per un cartone del genere, 25 puntate potevano bastare. La prima incongruenza che denota l'interruzione della serie si nota già dalla sigla italiana: tutti i protagonisti, infatti, indossano l'uniforme del liceo Meikun, con la lettera "M" stampata sui caschetti e sui cappellini, mentre durante la serie indossano quella bianca su cui risalta la lettera "T" rossa e il nome della scuola media Takaoka. Il riassunto delle puntate trasmesse in Italia Tarō è uno studente

Touch - Prendi il mondo e vai (5) di Adachi Mitsuru

L'UNIVERSO NARRATIVO Dopo aver ottenuto il diploma e aver rifiutato le offerte dei club professionistici di baseball, Tatsuya decide di proseguire gli studi e si iscrive all'università.  Interessante notare come, una volta che i migliori giocatori hanno lasciato il Meisei Gakuen, il club di baseball finisca per ripiombare nell'anonimato di prima. Il liceo riuscirà a partecipare al Kōshien solo sedici anni più tardi, come scopriremo da alcune informazioni filtrate nel manga "Katsu". Durante le eliminatorie del torneo estivo fanno la loro comparsa alcune scuole che appartengono ad altri manga di Adachi, come "Hiatari Ryōkō" (in Italia, "Questa allegra gioventù") e "Miyuki". Ad esempio, il Seika, la scuola di "Miyuki" (volume 01, pag.70), è il liceo che il Meisei Gakuen affronta e sconfigge al primo turno delle eliminatorie nel primo anno, quando Kazuya (Kim Brandell) lanciava ancora. Inoltre, lo stadio in cui si svolgono le el

"Rookies" (1) di Morita Masanori

Il numero 26 del settimanale Shūkan Young Jump in edicola l'11 giugno 2009 riservò una gradita sorpresa a tutti gli appassionati del manga "Rookies", incluso il sottoscritto. Con un prezzo modico di 320 yen (circa due euro al cambio attuale), i nostalgici della serie e i curiosi poterono gustarsi ben 46 pagine inedite dedicate alla prosecuzione delle avventure dei "ragazzacci" del liceo Nikogaku. Il titolo dell'edizione recitava "Rookies yume no tsuzuki" ("Rookies, il proseguo del sogno"). In copertina, oltre alle consuete idol del mese, spiccava il faccione del professor Kawatō, ritratto in una delle sue tipiche espressioni. La particolarità di questa pubblicazione la rese una sorta di numero da collezione. "Rookies" fece il suo debutto quattordici anni fa, nel 1998, sulle pagine del settimanale Shūkan Shōnen Jump, chiudendo i battenti cinque anni dopo, nel numero 39 del 2003. Nel 2008, il network Tōkyō Broadcasting System tras

"CROSS ROAD〜kaze no yukue", il secondo film su "Touch"

"Kishōtenketsu", mi insegnavano all'università. Una parola formata da quattro ideogrammi (起 "ki", 承 "shō", 転 "ten", 結 "ketsu") che indicano gli elementi -introduzione, sviluppo, svolta e conclusione- su cui è strutturata la poesia giapponese a imitazione di quella cinese classica. Una matrice su cui impostare e sviluppare una storia. Dovesse mancare uno di questi quattro elementi, si dice che la storia non avrebbe la corretta sostanza. Nel lungometraggio " Touch, CROSS ROAD 〜 kaze no yukue ", il "ki", cioè l'inizio che pone le basi alla storia e introduce i personaggi, esiste ed è un'eredità di "Touch - Miss Lonely Yesterday", il film precedente datato 1998. Mentre il "ten", la svolta che dovrebbe inserire qualche circostanza inaspettata -un nuovo amore oltreoceano di Tatsuya, un eventuale viaggio di Minami in America o una presunta scappatella tra Minami e Nitta-, si è limitato invece

"Dokaben" Mister Baseball (1) di Mizushima Shinji

Nonostante l'avvento del calcio gli abbia sottratto una parte cospicua della popolarità di cui godeva negli anni '90, il baseball rimane lo sport principe in Giappone e continua a dominare il panorama dei manga di genere sportivo.  Questo perché il baseball offre qualcosa di unico rispetto alle altre discipline sportive. Non si tratta soltanto di una partita tra due team, ma è soprattutto il confronto infinito tra il lanciatore e i battitori, un duello intenso che premia la calma e il sangue freddo.  Per i giapponesi, l'esito di questa sfida equivale a una questione di vita o di morte e tiene gli spettatori col fiato sospeso fino all'ultimo lancio. Non si tratta soltanto di sconfiggere l'avversario ma anche di vincere la sfida contro le proprie debolezze. Se da un lato vige l'importanza del lavoro di squadra e della solidarietà tra compagni, dall'altro si gioca molto sull'eccellenza individuale.  Uno dei manga più famosi sul baseball, "Dokaben"

Touch - Prendi il mondo e vai (4) di Adachi Mitsuru

L'ambientazione logistica prevedeva che il Meisei Gakuen partecipasse alle eliminatorie estive di Nishi Tōkyō Taikai (Torneo eliminatorio di Tōkyō Ovest), ma alla fine il liceo venne inserito nelle eliminatorie di Higashi Tōkyō Taikai (Torneo eliminatorio di Tōkyō Est).  Questo perché le abitazioni delle famiglie Uesugi e Asakura erano localizzate nella municipalità di Nerima, nella parte nord-occidentale della metropoli, un'area le cui scuole superiori sono di norma inserite nel raggruppamento orientale. Un'altra particolarità che potrebbe apparire strana considerando la notoria meticolosità di Adachi riguarda il calendario sportivo del liceo. Per qualche ragione, nel manga "Touch" il Meisei Gakuen non partecipa alle eliminatorie del Torneo d'Autunno che di norma offre una chance per ottenere l'invito al Senbatsu, il torneo di primavera.  Nel corso della storia, tuttavia, si fa riferimento a una qualificazione al Senbatsu del Sumi Kō di Nitta Akio (Nello)

"Ashitsuribaka Nisshi" di Adachi Mitsuru

Adachi Mitsuru graffia anche in tempi di Covid con una storia breve e un po' nostalgica. Otto pagine sul mensile "Gessan" di settembre 2020, a sostegno dell'interruzione forzata di "MIX", il suo ultimo manga. Peccato per la brevità della storia e la mancanza di una trama, ma l'iniziativa è sincera e non manca qualche momento azzeccato. Purtroppo è una storia "settoriale", non per tutti. Mi scuso per la pomposità delle virgolette, ma alcune vignette presentano dei particolari che sfuggono al lettore privo di un certo background. Già dal titolo, " Ashitsuri baka nisshi ", si evince la passione di Adachi per il "rakugo" e i suoi giochi di parole.  Premesso ciò, la lettura richiede un'introduzione per comprendere le battute "tecniche". Partiamo dal titolo, "Ashitsuri baka nisshi". Adachi si rifà al celebre manga "Tsuribaka nisshi" ("Diario di un patito della pesca"), che risale al 1979

"H2", la copertina della rivista Shōnen Sunday, luglio 1992

La rivista a cui sono più affezionato è la prima che mi capitò di acquistare qualche settimana dopo l'arrivo in Giappone. Era uno degli ultimi giorni di luglio 1992 , la vigilia della 74ª edizione del Kōshien, quella vinta dal Nishinippon Tandai Fuzoku di Fukuoka (coincidenza, un liceo della città dove risiedo oggi).  Il tutto accadeva a sei anni dalla conclusione di "Touch", il cui anime trasmesso nel 1988 col titolo di "Prendi il mondo e vai" all'interno di "Bim Bum Bam", mi aveva fatto scoprire il Kōshien e il mondo del baseball liceale.  Scelsi l'edicola davanti all'ingresso della stazione di Kaminakazato, che si trova a circa metà della salita che costeggia il parco del santuario Hiratsuka. L'ultima volta che sono passato da quelle parti, circa un anno fa, purtroppo l'edicola non c'era più....  Mi feci coraggio e, complice un giapponese ancora traballante, mi limitai a indicare la rivista all'edicolante che mi stava fis

Touch - Prendi il mondo e vai (3) di Adachi Mitsuru

Negli anni Settanta, la parte del leone dei manga sul baseball se l'era presa la serie "Kyojin no Hoshi" (in Italia "Tommy la stella dei Giants"), una storia incentrata sull'atletismo, sulla tenacia e sulla passionalità, ovvero gli elementi tipici che ben rappresentavano il genere fumettistico del " supokon manga  (neologismo coniato sfrutando l'unione delle parole "supotsu" -sport- e "konjō", ovvero temperamento, tenacia).  Tuttavia, alla fine di quel decennio, Adachi Mitsuru introdusse una rivoluzionaria e spensierata prospettiva, denominata " shōri ni kodawaranai yakyū " (baseball liceale non ossessionato dalla vittoria), che ebbe il merito di soppiantare la corrente precedente. Con "Touch", Adachi presentò una storia innovativa, rompendo i canoni del "supokon manga". Essendo un grande appassionato di "rakugo" (una forma tradizionale di monologo umoristico in cui un narratore, noto come

Adachi Mitsuru e il break out di "Nine"

Nel panorama letterario giapponese circola il detto " 処女作にはその作家のすべてが出揃っている  ( shojosaku ni wa sono sakkaa no subete ga desorotteiru )". Tradotto in soldoni, significa che tutta l'essenza di un autore è racchiusa nella sua opera prima.  Le idee di base che un mangaka sviluppa nella sua opera vergine si ripropongono anche nelle sue opere successive, magari camuffate o rielaborate secondo varie angolazioni, oppure ritoccate ad arte e reinterpretate. In pratica, l'evoluzione della carriera di un autore assomiglia a una scala a chiocciola che conduce fino in cima girando sempre attorno al medesimo fulcro. Il 1978 è una data rilevante nel panorama dei manga. Per prima cosa debuttò "Urusei Yatsura" (Lamù) e già questo basterebbe a considerarlo un anno fondamentale. Pur scendendo di una spanna, una parte del merito va anche ad Adachi Mitsuru, il quale pubblicò una storia che pescava sì dai contenuti agonistici del baseball liceale, ma con l'aggiunta di un ingred

H2 (2) di Adachi Mitsuru

Altre curiosità legate al manga "H2". NUMERO 27 Per antonomasia è il numero del ricevitore. Pertanto, un lettore giapponese intuisce fin dalla prima occhiata che Noda ricopre questo ruolo (volume 1, pagina 41).  I giocatori professionisti giapponesi che scelgono il 27, infatti, nove volte su dieci sono dei ricevitori. Un po' come nel calcio, dove il numero 10 viene di norma assegnato al fantasista della squadra.  Nel baseball, di solito, non viene data importanza alla relazione tra il numero e la posizione, un po' come accade nel calcio moderno coi numeri personalizzati. Tuttavia, di solito, l'eccezione riguarda proprio il ricevitore.  Qualche esempio famoso: il numero 27 venne indossato da Mori, il ricevitore dei Tōkyō Giants che negli anni '70 vinsero per ben nove volte consecutive il titolo di Campione del Giappone.  Personalmente, il numero 27 preferisco associarlo all'immagine di Atsuya Furuta, il catcher occhialuto degli Yakult Swallows, probabilment