Alcune curiosità legate al manga e al cartone di "Dokaben" Mister Baseball.
Da dove nasce il nome "Dokaben"? "Dokaben" non è altro che il nomignolo coniato dagli operai delle imprese di costruzione per la loro scatoletta portavivande. È un termine composto dall'unione delle sillabe iniziali delle parole "dokata" ("sterratore" o "cantoniere") e "bentō" (il cestino del pranzo). Quindi "doka" + "ben", "dokaben", il cestino del cantoniere.
All'ora del pranzo in classe, Yamada sfila compiaciuto dalla sua borsa a tracolla una scatola metallica ricolma di riso bollito, talmente voluminosa che i suoi compagni di classe lo prendono in giro dicendogli "dokatto ookii dokaben!" ("Un dokaben grande e capiente!", volume 1, pagina 10). Da qui il soprannome.
Nonostante le origini dell'autore e il nome della scuola siano strettamente legati alla prefettura di Niigata, il liceo Meikun viene collocato nella prefettura di Kanagawa (Yokohama). Questo probabilmente perché il torneo eliminatorio di Kanagawa, tenuto conto del numero cospicuo delle scuole partecipanti e del livello alto, è soprannominato "jigoku" (inferno), e ciò lo rendeva più adatto a sviluppare il plot di un manga sportivo.
Il nome del personaggio Tonoma Kazuto venne scelto per creare giochi di parole con il termine "tonma", che significa "stupido", "strambo" o "bizzarro". Una gag legata a questo personaggio e al suo nome apparve anche nell'edizione del cartone italiano, in occasione del primo incontro tra Yamada e il piccolo pianista. Purtroppo, la traduzione in italiano ha reso incomprensibile lo scambio di battute.
Durante i suoi turni in battuta, il burbero Iwaki non indossa mai l'elmetto e nemmeno il cappellino della squadra, preferendo il berrettino dell'uniforme scolastica che si usava negli anni '70.
Il manga si è talmente diffuso nella vita comune dei giapponesi che dalla metà degli anni Settanta, apostrofare qualcuno col nomignolo "dokaben" significa dargli del grassoccio, del tarchiato, un tipo tozzo e robusto. Ancora oggi capita che alcuni studenti tozzi e robusti vengano soprannominati "dokaben" e se riescono a qualificarsi per il Kōshien, suscitano la simpatia di tutto il pubblico.
La prima famosa versione realistica di un "Dokaben" in carne e ossa fu Kagawa Nobuyuki, ricevitore del liceo Nami Shō di Osaka, semifinalista al Kōshien del 1979, poi passato ai professionisti dei Nankai Hawks. In ordine di tempo, l'ultimo fu Imai Yasutaka, soprannominato 'Iyo no Dokaben' ("il Dokaben di Iyo", in onore dell'antico nome della prefettura di Ehime), prima base del Matsuyama Shōgyō, il liceo vincitore dell'indimenticabile edizione del 1996.
Esiste anche una versione cinematografica del manga "Dokaben" datata 1977. La scelta degli attori fu davvero azzeccata. Un cameo venne riservato anche all'autore del manga, Mizushima Shinji, che rivestì i panni di un vecchio allenatore alcolizzato e la sua foto compare anche nella locandina del film.
A Niigata esiste un liceo chiamato Niigata Meikun, che nel 1991 riuscì per la prima volta a qualificarsi al Kōshien. In gioventù, l'autore Mizushima Shinji, a causa delle precarie condizioni economiche della famiglia, dovette rinunciare a iscriversi proprio a quel liceo. Una volta diventato un famoso mangaka, decise di ambientare la sua storia in una scuola che ricordasse quella che lui avrebbe voluto frequentare da ragazzo. Ed ecco spiegata l'origine del Liceo Meikun.
Sempre a Niigata, in zona Furumachi, hanno dedicato ai personaggi di "Dokaben" uno "shōtengai"* in centro città. L'amministrazione locale ha fatto forgiare sette statue di bronzo a grandezza naturale e le ha esposte agli angoli della strada. La trovata nostalgica ha funzionato, visto che da allora i flussi turistici sono aumentati al punto che è stato necessario organizzare una linea di autobus dedicata chiamata, ovviamente, "Dokaben Bus".
[Nota 01]
Lo "shōtengai" è un tipo di strada commerciale o di centro commerciale a conduzione locale, spesso situato in quartieri residenziali o nelle vicinanze di stazioni ferroviarie. Gli "shotengai" sono noti per essere luoghi animati e vivaci, poiché offrono solitamente una vasta gamma di prodotti e servizi, spaziando da generi alimentari a vestiti, oltre a una miriade di ristorantini e tavole calde, e spesso mantengono un'atmosfera tradizionale e locale.
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