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"Tommy la stella dei Giants" (2) di Kajiwara Ikki e Kawasaki Noboru

L'anime venne trasmesso parecchie volte sulle nostre televisioni locali. Il cartone animato "Kyojin no Hoshi" ("Tommy la stella dei Giants"), prodotto da Tōkyō Movie Shinsha, risale al lontano 1968 e si articola in tre blocchi separati. Andò in onda sul network Nippon Television dopo la serie "Ōgon Batto" ("Fantaman"), il teschio che combatte contro il Dottor  Zero che urlava "Il mondo è mio!"


"Tommy la stella dei Giants" lo ricordo a sprazzi nel 1990 su Telepadova, all'epoca affiliata al circuito Italia 7. Quando giunse in Italia, la serie in Giappone era finita già  da un bel pezzo. Complice l'ondata di cartoni giapponesi che invasero le nostre tv private e il linguaggio diverso con cui affrontava una disciplina ostica come il baseball, "Tommy la stella dei Giant" rastrellò parecchi appassionati nostrani.
In Giappone le tre serie vennero trasmesse a partire dal 1968.
Dal 1968 al 1971: "Kyojin no Hoshi", 182 episodi.
Dal 1977 al 1978: "Shin Kyojin no Hoshi", 52 episodi.
Nel 1979: "Shin Kyojin no Hoshi II", 23 episodi.
Da notare l'ampio stacco di tempo tra la prima e la seconda serie, ma ci tornerò più avanti.
Altra premessa d'obbligo: se in Giappone vi riferite a "Kyojin no hoshi", qualcuno potrebbe chiedervi se per caso vi riferite a "Sawan hen" oppure a "Shin". Niente paura, si tratta soltanto dei soprannomi che gli appassionati affibbiarono alle prime due serie.


"Sawan hen" sta per "la saga del braccio sinistro", mentre "Shin" indica "la nuova serie". In Italia, semplicemente la prima e la seconda serie. Invece, la terza serie, quella del 1979, non ha soprannomi in quanto si rivelò un mezzo fiasco e venne segata dopo soli 23 episodi. 
Qui in pochi se la ricordano, forse solo i fan più sfegatati. Gira la voce che a bocciarla furono gli stessi autori del manga perché ormai la trama si era staccata notevolmente da quella originale. Mi hanno raccontato che, in realtà, dopo "Shin" andò in onda "Uchū Senkan Yamato II" ("Star Blazers, la seconda serie"), che in quegli anni divenne il fiore all'occhiello di Nippon Television.
Terminati gli avvincenti 26 episodi di "Star Blazers", l'idea era di staccare dalla fantascienza inserendo la terza serie di "Tommy", che era ancora in fase di lavorazione. Tuttavia molti spettatori avevano ancora negli occhi le evoluzioni dinamiche della corazzata spaziale e si lamentarono per la trasmissione di un cartone di genere "supokon", perché era considerata una sorta di involuzione temporale. 
Detto fatto, nessun compromesso quando si tratta di "Kyojin no hoshi". Nippon Television non perse tempo e al momento buono interruppe la terza serie di "Tommy" (peraltro molto deludente) per proporre "Uchū Kūbo Blue Noah" ("Blue Noah, Mare spaziale"), che riprendeva i temi di "Star Blazers".


Ad affossare definitivamente "Tommy" ci pensarono gli anni '80, che decretarono la fine del genere "supokon" e dello sport concepito in modo estremo e passionale. In Giappone evidentemente non c'era più posto per personaggi come Tommy, Arthur e Alexander. 
I responsabili italiani della serie "Tommy la stella dei Giants" adattarono il cartone utilizzando l'italianissimo stratagemma dei nomi camuffati. Già la serie animata differisce abbastanza dal manga, soprattutto nel finale, che era stato arrangiato ad arte da Kajiwara per consentire la sua prosecuzione. 
In aggiunta a ciò, la versione italiana stravolse tutti i nomi dei personaggi, preferendo puntare su improbabili termini anglosassoni. I nomi risultano sì più masticabili ai telespettatori italiani del tempo, ma non nulla toglie che, riascoltati oggi, stonino di brutto in un'ambientazione così tipicamente giapponese. Ciliegina sulla torta il Kōshien, rinominato Olympiastadium, manco ci giocasse il Bayern Monaco.


La trafila sportiva di Tommy ricalca in modo realistico la probabile carriera di un talento nel mondo del baseball, che da studente approda nel professionismo. Le divise e i nomi sui tabelloni segnapunti dei team affrontati dagli Yomiuri Giants fanno sospirare di nostalgia parecchi giapponesi delle generazioni precedenti. 
È interessante notare l'evoluzione delle varie franchigie della lega professionistica giapponese. Quando Tommy fece il suo ingresso virtuale nella Nippon Professional Baseball (1967), molte squadre della lega si chiamavano in modo differente rispetto ai nomi attuali. Tra l'altro, nel manga i Tōei Fighters vestono un'uniforme con la scritta "Flyars", trascrizione errata del nome Flyers. Ho recuperato alcune di quelle denominazioni. 
Ecco la lista. A fianco il nome dell'attuale franchigia:
1) Sankei Atoms = Tōkyō Yakult Swallows
2) Taiyō Whales = Yokohama Baystars
3) Hankyū Braves = Orix Buffaloes
4) Nankai Hawks = Fukuoka Softbank Hawks
5) Tōkyō Orions = Chiba Lotte Marines
6) Nishitetsu Lions = Saitama Seibu Lions
7) Tōei Fighters = Nippon Ham Fighters

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