Passa ai contenuti principali

Touch - Prendi il mondo e vai (3) di Adachi Mitsuru

Negli anni Settanta, la parte del leone dei manga sul baseball se l'era presa la serie "Kyojin no Hoshi" (in Italia "Tommy la stella dei Giants"), una storia incentrata sull'atletismo, sulla tenacia e sulla passionalità, ovvero gli elementi tipici che ben rappresentavano il genere fumettistico del "supokon manga (neologismo coniato sfrutando l'unione delle parole "supotsu" -sport- e "konjō", ovvero temperamento, tenacia). 

Tuttavia, alla fine di quel decennio, Adachi Mitsuru introdusse una rivoluzionaria e spensierata prospettiva, denominata "shōri ni kodawaranai yakyū" (baseball liceale non ossessionato dalla vittoria), che ebbe il merito di soppiantare la corrente precedente. Con "Touch", Adachi presentò una storia innovativa, rompendo i canoni del "supokon manga".



Essendo un grande appassionato di "rakugo" (una forma tradizionale di monologo umoristico in cui un narratore, noto come "rakugoka", si esibisce seduto su un piccolo cuscino, utilizzando solo un ventaglio e un fazzoletto come accessori), Adachi inserì in "Touch" una componente parodistica che apportò un tocco scanzonato a tutto il genere, aggiungendo elementi di umorismo e divertimento alla storia.

Nelle pagine del manga "Touch" troviamo un esempio interessante: quando Tatsuya (Tom Brandell, nella versione italiana) visita per la prima volta lo stadio Kōshien, si trova dinnanzi a quattro giocatori rivali, desiderosi di confrontarsi con colui che ha eliminato il liceo Sumi Kō del fuoriclasse Nitta Akio (Nello, nella versione italiana). 

I quattro antagonisti, come da prassi nei manga sportivi, si presentano tronfi declamando le loro abilità sportive e lanciando a Tatsuya delle sfide bellicose. Tuttavia, lui li liquida con un breve "Totemo oboekiren..." (che potrebbe essere tradotto come "Non posso ricordarmi di tutta questa gente...").


La presentazione formale dei rivali era una caratteristica imprescindibile nel rigido e passionale mondo dei "supokon manga". Tuttavia, in "Touch", Adachi la rende oggetto di una brillante parodia, così ben riuscita che altri autori smisero di utilizzare quel rigido cliché nelle loro storie sportive.

Il concetto di sfida e rivincita è considerato sacro nel mondo sportivo giapponese, eppure Adachi sembra essersi divertito a smontarlo con ironia. Quando Nitta Akio gli propone un'altra rivincita, Tatsuya risponde con fermezza "Mō ii yo... tsukareru kara." (ovvero "Adesso basta, dai... perché poi mi stanco sul serio").

Commenti