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"Ashitsuribaka Nisshi" di Adachi Mitsuru

Adachi Mitsuru graffia anche in tempi di Covid con una storia breve e un po' nostalgica. Otto pagine sul mensile "Gessan" di settembre 2020, a sostegno dell'interruzione forzata di "MIX", il suo ultimo manga. Peccato per la brevità della storia e la mancanza di una trama, ma l'iniziativa è sincera e non manca qualche momento azzeccato.



Purtroppo è una storia "settoriale", non per tutti. Mi scuso per la pomposità delle virgolette, ma alcune vignette presentano dei particolari che sfuggono al lettore privo di un certo background. Già dal titolo, "Ashitsuri baka nisshi", si evince la passione di Adachi per il "rakugo" e i suoi giochi di parole. 

Premesso ciò, la lettura richiede un'introduzione per comprendere le battute "tecniche". Partiamo dal titolo, "Ashitsuri baka nisshi". Adachi si rifà al celebre manga "Tsuribaka nisshi" ("Diario di un patito della pesca"), che risale al 1979. La serie venne poi adattata in una lunga serie di film commedia, a cadenza annuale, che divenne popolare quasi quanto la saga di "Otoko wa tsurai yo", con Tora-san.



Il protagonista è Hama-chan, un salaryman soprannominato "tsuribaka". In pratica, Hama-chan è un tizio ossessionato dalla pesca, una persona che quando si parla di pesca parte per la tangente e non lo fermi più. Il termine "tsuribaka" ricalca la parola "oyabaka" (cioè "genitore sciocco"), in pratica un padre o una madre troppo indulgenti, che adorano i figli al punto da rendersi ridicoli.

Un'ulteriore analisi del titolo: "tsuri" deriva dal verbo "tsuru". "Sakana wo tsuru" significa "pescare un pesce" (con la lenza). Infatti, il verbo "tsuru", in generale, significa "pescare" oppure "far abboccare". "Baka" è un aggettivo che significa "scemo" oppure "sciocco", mentre "nisshi" è "diario giornaliero", una variante del termine "nikki". 

Tuttavia, esiste anche un altro verbo che si pronuncia "tsuru" (scritto, ovviamente, con un altro ideogramma), il quale abbinato alle parole "piede" o "gamba" ("ashi") significa "avere i crampi" oppure "soffrire di crampi". Adachi gioca dunque sull'assonanza e trasforma il suo titolo in "Diario di un patito dei crampi".





Lungo la linea ferroviaria Seibu Ikebukuro sorgono molte zone che sono strettamente legate ai manga. La stazione di Fujimidai, in particolare, ha un valore affettivo per Adachi, così come le aree intorno alla stazione di Nerima, che sono rappresentate nelle sue opere.




Ecco un'altra vignetta all'apparenza insignificante che è meglio spiegare: l'ombrello che si vede accanto alla nota musicale è un'immagine caratteristica legata ai tifosi del team di baseball professionistico degli Yakult Swallows, di cui Adachi è un acceso sostenitore. 

Prima e durante la partita, oppure in occasione della segnatura di un punto, la tifoseria degli Yakult intona l'inno della squadra (un motivo intitolato "Tōkyō ondo") agitando in aria degli ombrellini trasparenti multicolore. Per chi volesse dare un'occhiata, su YouTube circolano dei video simpatici (cercare "Tokyo", "ondo", "yakult").




Infine, degli omaggi a Tezuka Osamu e a Chiba Tetsuya, indicati come divinità dei manga. Anche se in realtà solo Tezuka venne soprannominato "Manga no kamisama", cioè "Dio del manga".

La particolarità dell'omaggio sta nel fatto che anche Tezuka era tifoso degli Yakult Swallows, che all'epoca si chiamavano Atoms e avevano come mascotte proprio Atomu ("Tetsuwan Atomu", in Italia "Astroboy"), il personaggio simbolo del "Dio del manga". Ora, la mascotte degli Yakult è lo swallow, una rondinella. 

Per inciso, Tezuka si legò pure al team dei Seibu Lions, i quali adottarono come mascotte Leo di "Jungle Taitei" (in Italia, "Kimba il leone bianco"), al punto da stamparlo nel loro cappellino. Ma, come si suole dire, questa è un'altra storia.


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