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"H2", la copertina della rivista Shōnen Sunday, luglio 1992

La rivista a cui sono più affezionato è la prima che mi capitò di acquistare qualche settimana dopo l'arrivo in Giappone. Era uno degli ultimi giorni di luglio 1992, la vigilia della 74ª edizione del Kōshien, quella vinta dal Nishinippon Tandai Fuzoku di Fukuoka (coincidenza, un liceo della città dove risiedo oggi). 

Il tutto accadeva a sei anni dalla conclusione di "Touch", il cui anime trasmesso nel 1988 col titolo di "Prendi il mondo e vai" all'interno di "Bim Bum Bam", mi aveva fatto scoprire il Kōshien e il mondo del baseball liceale. 

Scelsi l'edicola davanti all'ingresso della stazione di Kaminakazato, che si trova a circa metà della salita che costeggia il parco del santuario Hiratsuka. L'ultima volta che sono passato da quelle parti, circa un anno fa, purtroppo l'edicola non c'era più.... 

Mi feci coraggio e, complice un giapponese ancora traballante, mi limitai a indicare la rivista all'edicolante che mi stava fissando intimorito dall'idea che gli potessi chiedere, chessò, delle indicazioni stradali. Intanto io, sul palmo della mano tesa, avevo già preparato i duecento yen che mi avrebbero procurato l'agognato numero 32 di Shōnen Sunday.

L'edicolante afferrò le due monete e mi allungò il tomo. Era rimasto spiazzato da quello straniero che si era presentato all'edicola non per chiedere informazioni, bensì per acquistare una rivista con degli ideogrammi. Comprensibile, visto che a quei tempi non circolavano molti gaijin. Di sicuro non a Kita-ku, un quartiere residenziale dove non si respirava l'aria di internazionalità di Shinjuku o di Shibuya.

Tutto gongolante col mio tomo sottobraccio mi avviai alla banchina della stazione, binario due, e mi misi in coda aspettando il treno dei pendolari. Avevo finalmente tra le mani la mia prima rivista acquistata in Giappone! 

Osservai i dettagli di quella meraviglia rilegata. Il tomo era grosso e ingombrante ma la copertina multicolore era uno spettacolo, tutta liscia e patinata, dai colori sgargianti.



Nemmeno il tempo di accomodarmi all'interno del vagone blu argento della Linea Keihin-Tōhoku che mi avrebbe portato a Tabata, che avevo già terminato di sfogliare le trenta pagine iniziali dedicate al debutto di "H2". 

Col trascorrere delle settimane, i capitoli di "H2" mi lasciarono un'ottima impressione: era una storia scorrevole, tecnicamente ineccepibile, che invogliava a conoscere il seguito. Mi accorsi che aveva molti più inserti di baseball rispetto al famoso predecessore "Touch". 





A mio parere, due i punti di forza: certamente la trama, efficace nello scandagliare il mondo del baseball liceale del quale l'autore dimostrava di conoscere perfettamente riti e meccanismi. Inoltreil disegno, che tratteggiava in modo spettacolare paesaggi e scorci urbani, con quell'atmosfera tipica di Adachi introvabile nei fumetti occidentali.

Prima del rientro in Italia mi segnai il titolo sul taccuino. In un'epoca priva di Internet, cellulari e Amazon, l'importante era annotarsi le serie interessanti con la speranza di riuscire, in futuro, a mettere le mani sui "tankōbon", i volumi rilegati che raccolgono un certo numero di capitoli.

La rivista che segnò il debutto di "H2" si trova alla casella [19] della lista delle quaranta opere che impreziosiscono gli scaffali virtuali del Sunday Meisaku Museum.

https://websunday.net/museum/index.html

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