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H2 (2) di Adachi Mitsuru

Altre curiosità legate al manga "H2".


NUMERO 27

Per antonomasia è il numero del ricevitore. Pertanto, un lettore giapponese intuisce fin dalla prima occhiata che Noda ricopre questo ruolo (volume 1, pagina 41). 

I giocatori professionisti giapponesi che scelgono il 27, infatti, nove volte su dieci sono dei ricevitori. Un po' come nel calcio, dove il numero 10 viene di norma assegnato al fantasista della squadra. 

Nel baseball, di solito, non viene data importanza alla relazione tra il numero e la posizione, un po' come accade nel calcio moderno coi numeri personalizzati. Tuttavia, di solito, l'eccezione riguarda proprio il ricevitore. 

Qualche esempio famoso: il numero 27 venne indossato da Mori, il ricevitore dei Tōkyō Giants che negli anni '70 vinsero per ben nove volte consecutive il titolo di Campione del Giappone.

 Personalmente, il numero 27 preferisco associarlo all'immagine di Atsuya Furuta, il catcher occhialuto degli Yakult Swallows, probabilmente il ricevitore più famoso degli anni '90.



SCOTT ROBERT COOLBAUGH

All'inizio i ragazzi lo scambiano per un bambino tutto inzaccherato, ma in realtà si tratta di un cagnolino con indosso un cappellino degli Hanshin Tigers. Quelle vignette (volume 19, pagina 37) rappresentarono un omaggio al lanciatore americano Scott Robert Coolbaugh, ai Tigers nel 1995. Coolbaugh non ottenne risultati eccezionali, collezionando 84 sconfitte sul monte di lancio.

Di recente, Coolbaugh è tornato in luce per un episodio curioso: qualche anno fa, quando il talentuoso lanciatore Yū Darvish si trasferì ai Texas Rangers, pretese tra le clausole del contratto di avere la casacca numero 11. Tuttavia, questo numero era già stato assegnato proprio a Coolbaugh, che all'epoca lavorava nello staff dei coach ad Arlington. Coolbaugh, di buon grado, cedette la numero 11 a Darvish e si prese la 12.


HOTEL MINAMIKAZE

La struttura che ospita il Meiwa di Hideo al Kōshien è l'Hotel Minamikaze che significa "vento del sud"(volume 19, pagina 57), lo stesso nome della caffetteria di "Touch" gestita dalla famiglia di Minami. Immagino che gli appassionati di Adachi non se lo siano lasciato sfuggire. 

Uno dei marchi di fabbrica di Adachi è il saper rappresentare con perfetta semplicità le atmosfere, i silenzi, gli sfondi paesaggistici, così come dei semplici ritagli di vita urbana. Mi sono divertito a recuperare otto tavole e le ho accostate alle immagini del mondo reale dal quale il maestro ha tratto ispirazione.




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