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Touch: la sottile psicologia dello "aiaigasa"

Sfogliando distrattamente un vecchio blog sui manga vintage, ho letto della vicenda dell'ombrello ("Touch", volume 4) e mi è venuta la curiosità di cercare informazioni sullo " aiaigasa ".  "Aiaigasa", cioè un ombrello da condividere, sotto il quale ripararsi a contatto di gomito, conosciuto anche come "ombrello d'amore". La parola è composta da 相合い ("aiai"), che significa "corrispondenza" o "intesa reciproca", e 傘 (kasa), che significa "ombrello".  "Aiaigasa" è anche quel simpatico triangolo stilizzato sotto al quale trovano posto i nomi dei due innamorati, scritti uno a destra e l'altro a sinistra del manico. Questo concetto è spesso associato a scene romantiche nei manga, nell'arte giapponese o nei film, dove due persone che si proteggono dalla pioggia con uno stesso ombrello rappresentano un momento intimo o romantico. Pare che la simbologia risalga addirittura al periodo Edo,

"Watashi no minna no Kōshien" di Kamata Yōji

Dieci anni prima la diciassettenne Wataya Shihono faceva la manager nella squadra di baseball del liceo Kugunari e la sua scuola conquistava la sua prima storica qualificazione al Kōshien estivo. Ora, la ventisettenne Shihono, che nel frattempo è diventata una donna di forte temperamento dedita anima e corpo al suo lavoro, viene assunta proprio dal liceo Kugunari come insegnante di educazione fisica e sanitaria. Ma prima di trasferirsi Shihono si concede un'ultima visita allo stadio che le ha donato tante emozioni. Quel giorno la sua vita subirà una scossa. Infatti, una pallina da baseball sbuca all'improvviso dal groviglio di edera che avvolge la facciata esterna dello stadio e quasi la colpisce. Quella misteriosa pallina la riporterà indietro nel tempo, facendole affiorare alla mente ricordi ormai sopiti, gioie, delusioni, sogni e ambizioni. In particolare, Shihono si ricorderà della promessa che le aveva fatto lo sfortunato Kōhei , l'amico del cuore disgraziatamente mor

"Monjirō samurai solitario" (3) di Ichikawa Kon

Monjirō estrae la sua spada (un "wakizashi" lungo) solo quando l'avversario lo provoca e lo attacca. Ma forse non è questo il modo più corretto di spiegarlo. Monjirō estrae la sua spada solo quando viene aggredito e percepisce che il suo avversario è capace di usare una spada.  Ammazzare indiscriminatamente le persone durante una lite avrebbe attirato le ire delle autorità che probabilmente l'avrebbero braccato per tutto il paese. Quando l'avversario è uno spadaccino arruffone, Monjirō cerca di evitare inutili uccisioni utilizzando un colpo chiamato "mine-uchi", cioè colpisce l'avversario col "mine", il filo della lama smussato, o tramite un "saya-uchi", cioè con il "saya", il fodero. "Uchi" significa colpo, fendente. La tecnica della spada di Monjirō è unica. Si muove spesso e corre cercando di disturbare l'avversario e di confonderlo. Un metodo efficace soprattutto se si affronta un gruppo di nemici. In &

"Monjirō samurai solitario" (2) di Ichikawa Kon

L'avvento di questo telefilm  nel panorama dei "jidaigeki" fu notevole. Diretto da Ichikawa, " Kogarashi Monjirō " ("Monjirō samurai solitario") apparve per la prima volta in televisione nel gennaio del 1972.  Va sottolineato che, durante quello spicchio di Era Shōwa, nacquero molti altri eroi del genere che lasciarono il segno: "Kurama Tengu", "Mitokōmon", "Zatōichi" e "Zenigata Heiji", tanto per nominarne alcuni. Le previsioni erano dunque che "Kogarashi Monjirō", il classico underdog, avrebbe dovuto sgomitare per ritagliarsi uno spicchio di notorietà. Invece andò in tutt'altra maniera. Il "jidaigeki" è un genere che si riferisce a film, serie televisive, o opere teatrali ambientati nel periodo storico che va approssimativamente dal 1603 al 1868, coprendo tutto il periodo Edo. Questo genere si concentra spesso sulle storie di samurai, ninja, rōnin e altri personaggi legati alla classe gu

"Monjirō samurai solitario" (1) di Ichikawa Kon

Quando lo incrociai per caso su un canale digitale a tema almeno la metà della prima stagione era già andata in onda. Mi colpirono subito gli ideogrammi bianchi su sfondo blu elettrico con scritto "Kon Ichikawa Gekijō", cioè il teatro di Ichikawa Kon. Ichikawa Kon, Ichikawa... quell'Ichikawa Kon? Cioè, il regista del pluripremiato film "L'arpa birmana"? Cito dalla Treccani: " Kon Ichikawa si è distinto da Kurosawa per una maggiore ecletticità, una propensione ai modi della commedia acre e pungente, spesso intrisa di cinismo e humour nero e per il frequente ricorso a grandi opere della letteratura giapponese moderna e contemporanea. Pur legato a modelli di rappresentazione classica, in varie occasioni si è messo in luce per l'originalità delle soluzioni espressive, in particolare nell'uso dello schermo panoramico, della profondità di campo e del colore. "  Non avevo collegato le informazioni. C'era lui dietro questa serie! Ecco spiegate

"Yattarōjan!!" (2) di Hara Hidenori

Uno degli aspetti più interessanti in " Yattarōjan!! " è che non è incentrato su un unico protagonista, bensì su tre personaggi, trattati in modo piuttosto equo, senza che nessuno prenda il sopravvento sugli altri. La trama si snoda grosso modo in due fasi che seguono meticolosamente l'evoluzione cronologica della storia. La prima parte narra l'arrivo dell'allenatore Kitajō Jun al liceo Asagiri della prefettura di Saitama. Il liceo Asagiri è una scuola che vanta un club di baseball di livello discreto ma niente più. Il protagonista della prima fase è dunque l'allenatore il quale, ma all'Asagiri pochi lo sanno, in gioventù era il promettente lanciatore del fortissimo liceo Seikyō Gakuin... Trama e considerazioni Un flashback ci racconta che, reduce dal successo al Kōshien col suo liceo, Kitajō si infortuna seriamente alla spalla. Una volta superata la riabilitazione e ottenuto il diploma, spera in una chiamata dei professionisti per tentare una carriera ne

"Yattarōjan!!" (1) di Hara Hidenori

Come molti sapranno, in Giappone un manga viene prima pubblicato in corposi settimanali economici e solo successivamente, se la storia ha successo, viene raccolto e rilegato in una serie di albi monografici di qualità migliore. In ognuno di questi voluminosi periodici stampati su carta scadente, che ricordano i vecchi elenchi telefonici, vengono raccolte numerose storie a puntate. Composti da centinaia di pagine, a pubblicazione settimanale o mensile, prima dell'avvento dei telefonini, questi periodici erano l'ideale per ingannare il tempo in treno, durante il tragitto da una stazione all'altra. Inoltre erano concepiti come riviste usa e getta. Una volta letti, generalmente venivano cestinati o abbandonati dove capitava.  Durante il mio primo soggiorno a Tōkyō, all'inizio degli anni '90, quando salivo sulla Yamanotesen , mi capitava spesso di vedere questi periodici appoggiati sui vani portabagagli retinati che sporgevano sopra i seggiolini dei viaggiatori. Era come

"Tommy la stella dei Giants" (seconda serie) di Kajiwara Ikki e Kawasaki Noboru

Nell'ottobre del 1977 la Yomiuri Television, legata al potente gruppo Yomiuri (uno dei quotidiani più diffusi nel paese), aveva deciso di produrre la seconda serie televisiva del cartone "Tommy la stella dei Giants", aggiungendo davanti al titolo originale semplicemente la parola "shin" (cioè "nuovo"). Nacque così " Shin Kyojin no hoshi " sulle nuove avventure di Tommy.  I disegni vennero stravolti rispetto alla serie precedente così come la trama che prese decisamente un taglio più adulto. L'autore Kajiwara Ikki decise dunque di imprimere alla storia una matrice cronologicamente più realistica, rispettando la crescita di un Tommy non più adolescente. Fu così che trovò nuova linfa anche il seguito del manga, che nel frattempo era uscito l'anno precedente sulle pagine della rivista "Shūkan Yomiuri" e che proseguì fino all'aprile del 1979. Nel giro di una manciata di capitoli la storia diventò uno dei punti di forza della

"Yonban sādo" (2) di Aoyama Gōshō

Come prosegue la storia di " Yonban sādo " ("Terza base, quarto battitore")? La mazza prodigiosa sarebbe in grado di ribattere qualunque lancio con un grado di difficoltà commisurato al denaro infilato nella tasca posteriore dei pantaloni del battitore. Più soldi si infilano e meglio si ribatte la pallina. Va da sé che il denaro si smaterializzi e sparisca dalla tasca, visto che serve a risarcire i favori dello spirito. I soldi volatilizzati, monete o banconote, si accumulano in un grosso vaso di vetro nel negozio del vecchio Nazono . Il giovane Shigeo, incredulo, decide di recarsi al batting center per provare la mazza e si rende conto dei suoi nuovi poteri strabilianti. Ma il denaro scarseggia, soprattutto nelle tasche di un liceale. Per mantenere alte le sue prestazioni sportive, Shigeo decide quindi di trovarsi un lavoretto part-time presso il caffè gestito dal padre di una compagna di classe, Yutaka . Il padre di Yutaka, tifosissimo dei Tigers, gli acerrimi riv