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"Superdog Black" (2)

Il casting di Superdog Black Il pastore tedesco che interpretò il ruolo di Karl si chiamava Jill , era un cane talentuoso e intelligente e si guadagnò subito la sua fetta di popolarità. L'esemplare venne selezionato tramite un'audizione alla quale parteciparono la bellezza di trecento cani lupo. Il regista Yuasa Noriaki (che tre anni prima aveva diretto il tokusatsu "Denjin Zabōgā", da noi "Zabogar, l'uomo elettrico"), ebbe l'ultima parola sul cane da scegliere. Ma non fu in grado di farlo perché, a suo modo di dire, era troppo commosso dall'entusiasmo mostrato dai cuccioloni. Evidentemente il regista aveva un cuore tenero e non se la sentiva di escludere nessuno dei cani. Alla fine, la produzione si affidò all'occhio esperto dello staff del "Centro addestramento cani poliziotto di Sudō" della vicina prefettura di Tochigi. Il Centro, una volta terminata la serie (potenza della televisione), divenne un rinomato punto di riferimento

"Superdog Black" (1)

Per un attimo avevo creduto che si trattasse di uno dei soliti scherzi della memoria. Tanto più che, per ovvi motivi di copyright, pensavo che una produzione non si arrischiasse a utilizzare i brani strumentali di un'altra serie. Eppure ero sicuro di aver ascoltato l'armonica del brano "Dare ka kaze no naka de" (la colonna sonora del telefilm "Monjirō samurai solitario) suonare in un altro telefilm. O forse era un cartone? O uno sceneggiato? È piacevole rimuginare sforzandosi di ricordare qualche particolare delle vecchie serie, tentando di ricostruirli come se la memoria fosse un puzzle, una tessera dopo l'altra. Eppure stavolta, per quanto mi sforzassi, non riuscivo ad associare quella musichetta a un'immagine nota. Poi è arrivato lo spunto decisivo che mi ha fatto esclamare " Superdog Black "! Il telefilm " Keijiken Kāru " ("Karl, il cane detective"), in Italia conosciuto come "Superdog Black", non l'avevo pi

"Kōkō kyūji Zawa-san" di Mishima Eriko - Traduzione del capitolo 01

Sostenuta dalla sua grande passione, Miyakozawa Risa detta "Zawa-san", atleta del club del liceo Nissen Gakuin di Tōkyō, tenta di farsi largo nell'ambiente dello sport che adora, affrontando gli ostacoli e i pregiudizi di una società fortemente maschilista. La quotidianità agonistica di una semplice studentessa liceale innamorata del "batti e corri", sport da sempre considerato terreno sacro dell'uomo giapponese.

"Captain" e "Play Ball" di Chiba Akio

Il manga " Captain " uscì poco più di quarant'anni fa, nel 1972, sulle pagine di "Gekkan Shōnen Jump" e durò la bellezza di sette anni. Chiuse provvisoriamente i battenti sul finire degli anni '70. L'opera ebbe subito un grande successo, al punto che l'anno successivo, la più famosa cugina "Shūkan Shōnen Jump" commissionò all'autore Chiba Akio lo spin-off "Play Ball", col protagonista stavolta alle prese col baseball liceale. A differenza dei drammatici "supokon manga" dell'epoca, il mangaka Chiba si concentrò sulla sua capacità di rappresentare la realtà in modo accurato e fedele. Questo approccio mirò a creare una narrazione autentica, che potesse essere facilmente identificata o compresa dai giovani lettori come qualcosa di vicino alla loro esperienza di vita.  Incorporando dettagli, situazioni e personaggi che potevano essere plausibili o addirittura tratti dalla vita quotidiana, "Captain" trattegg

"Forza Sugar" (2) di Koyama Yū

I cartoni di una volta rappresentano un movimento sostenuto da un'incrollabile base di fedeli appassionati, prevalentemente persone dai quarant'anni in su, cioè coloro che ne hanno vissuto le origini e il boom, gente spesso succube dell'effetto nostalgia.  Mi sono sempre imposto di non cadere vittima della nostalgia, uno stato d'animo invitante ma anche infido, perché riesce a trascinare il malcapitato in un vortice di ricordi malinconici che spesso gli impedisce di andare avanti. Quando si riguardano le care vecchie serie televisive degli albori, la nostalgia che si prova va gestita in maniera positiva. Nel senso che, rivedendo alcuni dei cartoni d'epoca è possibile rievocare come si viveva in quei momenti, cosa si faceva e dove si era, e tutto ciò provoca piacevoli emozioni.  Esiste il timore che toccare certi tasti possa provocare emozioni intense, ma si corre il rischio anche di subire l'effetto contrario. Poiché, rivedendo certi cartoni, i ricordi della pri

"Forza Sugar" (1) di Koyama Yū

"Ganbare Genki", in italiano " Forza Sugar ". Il dubbio che ha sempre attanagliato gli appassionati del cartone è il finale, che in effetti non è un finale. L'ultimo episodio del cartone lasciò tutto incompiuto e si limitò a mostrare Sugar che giunse a Tōkyō e visitò i luoghi della sua infanzia. In conclusione venne auspicata una sfida futura col campione Seki e poi calò il sipario. Ci salutò con la frase "Sayōnara Genki" ("Arrivederci, Sugar") che di fatto si rivelò un addio. La Fuji Television trasmise il cartone nella fascia preserale, dalle 19:00 alle 19:30. Al termine della serie, nell'aprile del 1981, il network fece debuttare lo spassosissimo "Dr. Slump e Arale". In Italia, "Forza Sugar" arrivò nel 1983, ovviamente tramite i circuiti privati regionali, sull'onda dell'entusiasmo che aveva suscitato un anno prima la serie pugilistica "Rocky Joe" ("Ashita no Jo"), irradiata da Rete 4. Lo

"Bats & Terry" (1) di Ōshima Yasuichi

Bats & Terry sono due personaggi ben stampati nei miei ricordi, anche se ormai un poco sbiaditi a rileggerli di recente, ma solo perchè con gli anni si sono accumulate tante serie, tanti sceneggiati e tanti film con cui ho dovuto inevitabilmente fare dei raffronti. Questo brioso plot nato dalla matita di Ōshima Yasuichi poggia sul concetto base dei due ribelli contro il mondo. Volendo usare una metafora colorita, il vettore 'ribelle' e il vettore 'sportivo' attraversano in continuazione un incrocio i cui semafori sono sempre verdi e conducono al divertimento e agli eccessi tipici dei colorati anni '80 made in Japan.  I pregi principali di questo manga sono un ritmo che non cala mai e un bel disegno a sostenere la storia. Certo, il plot non è originalissimo, ma la trama, un mix di violenza light, sport, umorismo e azione, con l'aggiunta di una spruzzata di ecchi che non guasta mai, ne fa una storia tosta e massiccia.  Due protagonisti sbruffoni, un'eroin