I cartoni di una volta rappresentano un movimento sostenuto da un'incrollabile base di fedeli appassionati, prevalentemente persone dai quarant'anni in su, cioè coloro che ne hanno vissuto le origini e il boom, gente spesso succube dell'effetto nostalgia.
Mi sono sempre imposto di non cadere vittima della nostalgia, uno stato d'animo invitante ma anche infido, perché riesce a trascinare il malcapitato in un vortice di ricordi malinconici che spesso gli impedisce di andare avanti. Quando si riguardano le care vecchie serie televisive degli albori, la nostalgia che si prova va gestita in maniera positiva. Nel senso che, rivedendo alcuni dei cartoni d'epoca è possibile rievocare come si viveva in quei momenti, cosa si faceva e dove si era, e tutto ciò provoca piacevoli emozioni.
Esiste il timore che toccare certi tasti possa provocare emozioni intense, ma si corre il rischio anche di subire l'effetto contrario. Poiché, rivedendo certi cartoni, i ricordi della prima visione sperimentata in gioventù si sovrapporranno alle sensazioni adulte del momento attuale e le cose spesso stridono. Serie che all'epoca sembravano eccezionali ora risulteranno deliziosamente ingenue e poco soddisfacenti.
Le nuove generazioni non rischiano di subire l'effetto nostalgia visto che al giorno d'oggi di può accedere automaticamente a qualsiasi informazione in pochi istanti. Noi "vecchietti", almeno per un decennio abbondante, causa l'assenza di fonti e di internet, non abbiamo potuto rivedere i nostri miti di gioventù. Per potrerli rivedere oggi, trascorsi dieci, venti o persino trent'anni, ci regala spesso emozioni non trascurabili. In fin dei conti, alle serie tv dei nostri tempi non chiediamo altro che riportarci a quel periodo spensierato. È un po' come ritrovare dei vecchi amici.
Talvolta mi capita di imboccare questo "nostalgic boulevard". Rivedere qualche cartone della mia infanzia, in italiano (ora che invece potrei persino seguirli in lingua originale), con quegli adattamenti un po' sballati, è una cosa che mi regala ancora belle emozioni. Durante queste operazioni nostalgia mi godo l'effetto "macchina del tempo" e sono disposto a soprassedere sui vecchi difetti pur di risentire certe voci e riascoltare certi dialoghi.
Il bello sta proprio nel riguardarsele a mente serena, senza pensare al contorno. Mi sono reso conto che in quegli anni non ho "perso tempo davanti alla tv", come mi accusavano spesso di fare. Piuttosto, ho visto della roba incredibile!
Tutto questo discorso per citare un esempio su tutti: "Forza Sugar" ("Ganbare Genki"), un cartone talmente coinvolgente che mi è capitato di rivederlo spesso in questi ultimi anni. Anche la voglia impulsiva di rileggermi il manga ritorna almeno una volta ogni due o tre anni.
I personaggi di "Forza Sugar" sono tutti, a loro modo, onesti e coerenti. Non esiste un vero cattivo contro cui accanirsi, un personaggio cioè che dimostri una personalità genuinamente negativa. Tutti, alla fine, si rivelano delle brave persone. Il merito va ovviamente a Genki/Sugar, il quale, per così dire, purificherà i vari personaggi con le fiamme della sua abnegazione e della sua rettitudine. Sugar è un virtuoso che possiede una specie di talento per sollecitare le migliori qualità del suo interlocutore.
Verrà purificato il campione Seki, seppur detestabile fin dalle sue prime apparizioni. E verrà purificato pure Brisco, il talentuoso sbruffone. Gli orgogliosi rivali di Sugar, protagonisti per gran parte del manga di provocazioni fisiche e psicologiche nei confronti del protagonista, alla fine risulteranno personaggi positivi e rispettabili.
I nonni di Sugar sono benestanti e proprietari una sfarzosa villa in stile europeo. Detestano Peter "Pugno d'acciaio" Pepper, un giovane pugile scapestrato che ha convinto la loro unica figlia Minako ad andarsene di casa. I nonni sono convinti che, a causa di Pepper, la figlia sia stata costretta a vivere una vita grama che alla fine l'ha fatta ammalare, conducendola a una morte infausta. Ecco perché sono disperatamente attaccati al piccolo Sugar, poiché il bambino rappresenta l'unico legame rimasto con la loro amata figlia.
Dopo la morte di Pepper dopo un drammatico combattimento contro il campione Seki, i nonni accolgono il piccolo Sugar nella villa di famiglia per allevarlo. Tuttavia il bambino, nonostante il loro divieto, non si stacca mai dai guantoni da boxe e si allena duramente in segreto per migliorare in quella disciplina che sente di avere nel sangue e che lo lega a suo padre.
Ma la boxe è oggetto del grande risentimento dei nonni, i quali non mancano occasione per denigrare il defunto genero Pepper. Eppure il bambino non si risente e si sforza di comportarsi da nipote modello, come essi desiderano. La divinità della boxe, tuttavia, non fa concessioni. Passano gli anni e Sugar, quindicenne, nonostante i brillanti voti scolastici, rinuncia a superare l'esame di ammissione al liceo, che rappresenta il primo vero spartiacque della vita di un giovane studente giapponese, e decide di trasferirsi a Tokyo per diventare un boxeur professionista. Alla fine anche i nonni si arrendono e fingono di non accorgersi della sua fuga. Quella notte, Sugar parte alla chetichella e si congeda dal paese.
Una volta giunto a Tokyo, il giovane talento della boxe scala velocemente il ranking dei pugili, vivendo nel frattempo varie vicissitudini agonistiche e sentimentali. Infine, a diciannove anni, affronta il campione Seki e lo sconfigge dopo un match epico, vendicando suo padre. Seguendo il consiglio del suo allenatore, che si è accorto di come il giovane abbia ormai perso ogni motivazione, Sugar si ritira dopo la vittoria contro Seki e decide di tornare al paese. Telefona ai nonni e promette loro di abbandonare definitivamente la boxe e di riprendere gli studi.
Mishima, il mentore di Sugar, è protagonista di una tormentata storia d'amore con la maestrina Ashika. Mishima, che dopo Pepper "Pugno d'acciao" è il personaggio che ha avuto più influenza sulla vita pugilistica di Sugar, muore prematuramente a causa di problemi legati all'alcolismo. Mishima vive una vita malsana e precipita verso il baratro. Ma prima, intuisce che Sugar è un giovane in grado di realizzare il suo sogno di diventare campione e accetta di allenarlo. Le vicissitudini durante gli allenamenti in palestra, la permanenza in carcere e l'ultimo sparring con Sugar prima di morire sono alcune delle parti più commoventi della storia.
Se Mishima è una specie di fratello maggiore, la maestrina Ashika è da considerarsi una sorta di sorella maggiore per Sugar. Nel corso della storia si scoprirà che Ashika era la ragazza di Mishima.
Quando Mishima muore e Sugar diventa un pugile professionista, anche Ashika si trasferisce a Tokyo. Il rapporto con il ragazzo si fa gradualmente più complicato. A mano a mano che Sugar cresce, la presenza di lei si fa sempre più largo. Col passare dei capitoli, Ashika passerà dall'essere l'insegnante comprensiva, a sorella maggiore fino a diventare addirittura l'amante di Sugar. Tuttavia, in amore permangono delle zone oscure, a cominciare dal torbido rapporto tra Ashika e il campione Seki. In gioventù, Seki era il rivale sportivo e amoroso di Mishima. Stizzito dalla relazione di Ashika con Mishima, Seki lo sconfigge duramente minandone la carriera di pugile professionista.
Dopo la morte di Mishima, Seki torna all'attacco con Ashika proprio alla vigilia del match decisivo contro Sugar. Alcuni risvolti del finale fanno pensare più a un dramma sentimentale che a un manga sportivo. Il match contro Seki, le fasi di avvicinamento e l'eccitante vigilia sono descritti da Koyama in modo dettagliato. Durante il round decisivo, Seki rivede le immagini di Pepper e di Mishima che aleggiano dietro la figura malconcia di Sugar. Il giovane, seppur messo al tappeto in continuazione, continua a rialzarsi. Alla fine sarà Seki che crollerà al tappeto, colpito dal gancio di Sugar.
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